Losanna, sulle tracce dell’inquinamento: storia di un inceneritore

Un team di scienziati ha ricostruito le vicende del termovalorizzatore del Vallon e della contaminazione invisibile che ha sconvolto il Canton Vaud

L'inceneritore del Vallon sotto la lente degli scienziati

Un team di ricercatori ha ricostruito la storia dell’inceneritore del Vallon, responsabile della contaminazione da diossina scoperta nel suolo di Losanna nel 2021 (Foto: City of Lausanne digitization workshop)

Fedele compagno dei fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione in tutto il mondo, il problema dell’inquinamento ambientale è oggetto di politiche pubbliche sin dal XIX secolo, e da allora non ha mai smesso di fare notizia. Lo sanno bene gli abitanti di Losanna, che nel 2021 hanno scoperto, non senza sgomento, che la terra sotto i loro piedi era fortemente contaminata da diossine e furani.

La contaminazione, particolarmente pesante nel centro cittadino, è stata sin da subito attribuita all’attività del vecchio inceneritore del quartiere Le Vallon, il più datato della città, in funzione dal 1958 al 2005. Quello che un tempo i giornali chiamavano “il fuoco purificatore” dell’impianto di incenerimento rifiuti, sembrerebbe aver lasciato sul suolo della città svizzera delle tracce invisibili ma tutt’altro che inesistenti.

Un progetto del programma Collaborative Research on Science and Society (CROSS), finanziato congiuntamente dal College of Humanities (CDH) dell’EPFL e dall’Università di Losanna (UNIL), ha ricostruito l’eredità inquinante dell’impianto del Vallon, studiando i documenti di diversi archivi comunali, cantonali e federali, nonché documenti tecnici e relativi al dibattito pubblico.

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Le Vallon: la storia dell'inceneritore
L’inquinamento invisibile sperimentato dal quartiere Le Vallon, e non solo, è l’eredità dell’incenerimento dei rifiuti a Losanna, in Svizzera (Foto: Envato)

Inceneritore del Vallon, “la più antica fabbrica del mondo”

Il rapporto pubblicato dai cinque ricercatori Fabien Moll-François, Céline Mavrot, Alexandre Elsig, Florian Breider e Aurélie Berthet si intitola “La più antica fabbrica del mondo. Storia sociale dell’inceneritore di Vallon (1958-2005)”. Una citazione, quella del titolo, chiarita sin dalle prime righe dello studio.

L’appellativo di “fabbrica più antica del mondo” deriva da un vecchio articolo di giornale datato 1988, in cui si descriveva l’inceneritore del Vallon (o UIOM) come il più vecchio inceneritore ancora in funzione al mondo.

Secondo l’Ufficio Federale dell’Ambiente, ancora nel 1999 l’impianto di Le Vallon era “il più vecchio impianto di incenerimento di rifiuti domestici in funzione in Svizzera“.

All’epoca, si legge nel report, “aveva appena superato il traguardo delle 2.000.000 tonnellate incenerite, e i suoi forni erano stati in funzione per più di 300.000 ore”, numeri che il Comune di Losanna non esitava a giudicare come un “probabile record mondiale”.

In realtà, i problemi dei cittadini con la più antica fabbrica del mondo iniziarono ben presto, quando la popolazione iniziò a notare che il fumo dell’impianto trasportava dei piccoli “filamenti” neri che si depositavano ovunque e si infiltravano nelle case passando da porte e finestre. Nel 1978, sottolinea lo studio, non si erano ancora prese decisioni sul sistema di trattamento dei fumi.

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Losanna, ricostruita la storia dell'inceneritore
Un vecchio articolo comparso su “24 Heures” nel 1999: fa parte della sostanziosa raccolta messa insieme dall’Associazione del quartiere Le Vallon di Losanna, che da anni si batte per avere chiarezza sull’impatto ambientale dell’impianto (Foto: Sur les traces de l’UIOM, Association de Quartier du Vallon)

L’impianto più pulito della Svizzera e il caso diossina

I lavori per il sistema di depurazione dei fumi, si legge nel rapporto, sarebbero iniziati soltanto nel 1981. L’urbanista Marx Lévy, allora, assicurò che i lavori “avrebbero classificato l’impianto, già vecchio di vent’anni, come quello con la migliore qualità ambientale in tutta la Svizzera”.

Affermazioni secondo cui l’inceneritore del Vallon fosse “uno dei più puliti al mondo” si sarebbe ripetuta spesso negli anni successivi, nonostante l’aperta concorrenza dell’inceneritore di Yverdon-les-Bains, considerato negli anni Ottanta l’impianto più pulito non soltanto della Svizzera, ma dell’Europa intera.

Nonostante il titolo di impianto più pulito del mondo debba essere preso con cautela, prosegue il rapporto, resta il fatto che “le analisi effettuate nel 1982 e nel 1983 dimostrano l’efficacia dello scrubber a umido nel ridurre i metalli pesanti”. Scomparsi i filamenti, però, restava una forma di inquinamento invisibile che è penetrato sin dentro il suolo della città.

L’impianto di incenerimento ha continuato a funzionare fino al 29 dicembre 2005. Sedici anni dopo, quando quasi nessuno pensava ancora all’inquinamento da mercurio o ai “bruchons” che infestavano la città, Losanna ha scoperto che sotto i piedi dei cittadini si trovano allarmanti concentrazioni di diossine e furani. Si tratta di un livello di contaminazione del suolo che non ha precedenti in Svizzera, e che si concentra nel quartiere Le Vallon, nel cuore della città elvetica.

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Inquinamento: il nemico invisibile di Losanna
“Omelette al mercurio”, si legge nell’articolo pubblicato da “24 Heures” il 19 giugno 1980: prima di scoprire la diossina, gli abitanti di Losanna già sapevano che il suolo stava soffrendo (Foto: Sur les traces de l’UIOM, Association de Quartier du Vallon)

Come si ricostruisce la storia di un inceneritore

Alla luce della scoperta della contaminazione di diossine e furani, Aurélie Berthet (Unisanté), Florian Breider (EPFL ENAC), Alexandre Elsig (EPFL CDH), Céline Mavrot (UNIL) e Fabien Moll-François (EPFL CDH, Unisanté) hanno deciso di unire le forze per comprendere meglio come funzionava l’inceneritore di Le Vallon e individuare la reale composizione dell’inquinamento provocato dall’incenerimento dei rifiuti.

Altro tema da indagare, secondo i ricercatori, è il motivo per cui si sia dovuto attendere così tanto per rilevare l’inquinamento. Allora, l’assessore comunale all’ambiente Natacha Litzistorf, dichiarò all’AFP: “Non avendo mai cercato diossine, non le abbiamo mai trovate”.

È molto difficile sapere che cosa sia successo in questo inceneritore, come si stiano evolvendo le emissioni e, potenzialmente, come sia esposta la popolazione”, spiega Florian Breider, chimico ambientale che dirige il Laboratorio Ambientale Centrale presso la Scuola di Architettura, Ingegneria Civile e Ambientale (ENAC) dell’EPFL. Perciò i ricercatori hanno scandagliato archivi comunali e documenti tecnici in cerca di riposte, cercando di ricostruire la storia dell’impianto.

La ricerca storiografica ha anche permesso di scoprire perché fu scelto proprio il quartiere di Le Vallon per l’impianto: inizialmente si prese in considerazione il quartiere di La Sallaz, ma dopo le resistenze dei residenti la scelta è ricaduta sul Vallon, un quartiere operaio che alcuni consideravano già “degradato”. Trovandosi in una valle, inoltre, l’enorme ciminiera dell’impianto non si sarebbe fatta notare più di tanto. La storia avrebbe poi dimostrato che la situazione topografica del Vallon poneva problemi di dispersione dei fumi.

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La diossina a Losanna e la storia dell'UIOM del Vallon
I fumi dell’inceneritore del Vallon come apparivano nel 1974 in una foto pubblicata su “Le Matin” il primo giorno dell’anno (Foto: Sur les traces de l’UIOM, Association de Quartier du Vallon)

La composizione dei rifiuti e l’utilizzo dell’impianto

I ricercatori sono riusciti a tracciare non soltanto il funzionamento della tecnologia dell’inceneritore, ma anche l’evoluzione della tipologia dei rifiuti bruciati nel tempo, contribuendo a una migliore comprensione del profilo di inquinamento di diossine e furani nel suolo.

Non esiste un singolo composto di diossina o furano, ma un insieme di 210 congeneri con caratteristiche strutturali e livelli di tossicità diversi. Prima di questa ricerca, mancava la conoscenza di questo profilo storico di inquinamento“, spiega Aurélie Berthet, tossicologa di Unisanté.

Siamo riusciti a trovare negli archivi informazioni sulla natura e sulla quantità di rifiuti bruciati, oltre a specifiche tecniche sulla temperatura di combustione e sui sistemi di filtraggio dei fumi installati”, spiega Fabien Moll-François, storico e sociologo della scienza presso il CDH dell’EPFL e Unisanté. Sapere la quantità di carta e di rifiuti verdi inceneriti, per esempio, ha permesso ai ricercatori di valutare la composizione chimica dei rifiuti e il loro impatto ambientale.

Hanno collaborato alla ricerca anche due studenti del master ENAC in ingegneria ambientale, Alexis de Aragao e Xiaocheng Zhang: utilizzando i dati e le registrazioni raccolte dal team CROSS, hanno scoperto che all’inizio degli anni Settanta l’inceneritore era stato utilizzato oltre la sua capacità, il che significa che a volte più del 50 per cento del totale dei rifiuti bruciati rimaneva come residuo, un’informazione importante dal punto di vista ambientale e storico-sociale.

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Diossina: la storia di un inceneritore
La scoperta di alte concentrazioni di diossine e furani nel suolo di Losanna ha sconvolto la popolazione: l’inceneritore del Vallon era considerato per anni “il più pulito del mondo” (Foto: Envato)

Un approccio interdisciplinare e condiviso con i residenti

Chimica ambientale, storia della scienza e dell’ambiente, salute pubblica e scienze politiche sono aree di ricerca che sembrano assai distanti, ma che in questo caso hanno lavorato all’unisono.

È piuttosto raro che le discipline lavorino fianco a fianco in questo modo e collaborino fin dall’inizio”, afferma Alexandre Elsig, storico del CDH. “Di solito le ricerche vengono svolte in successione, mentre in questo caso abbiamo svolto l’intero processo in team, inserendo i dati dell’archivio storico nel lavoro di chimica ambientale e permettendo alla conoscenza della chimica ambientale di guidare il lavoro d’archivio”.

Dopo aver coinvolto i residenti nella definizione preliminare del problema, il team è tornato a presentare i risultato lo scorso 27 marzo di fronte a una platea di circa 100 persone che vivono nei quartieri più colpiti dall’inquinamento.

I cittadini hanno posto le loro lecite domande, per esempio sulla possibilità che nel suolo siano presenti inquinanti diversi dalla diossina e sul tempo necessario affinché gli inquinanti scompaiano dal suolo. Il team di ricerca è riuscito a fornire alcune risposte che le persone attendevano ormai da mesi, e ha raccolto informazioni preziose su timori e frustrazioni dei residenti.

In futuro, il team e i due studenti dell’ENAC presenteranno un documento scientifico sul modello matematico che hanno sviluppato per valutare le emissioni passate di diossine e furani dagli impianti di incenerimento dei rifiuti. I ricercatori vorrebbero anche continuare le loro indagini per includere il periodo 2006-2020, cosa che non hanno potuto fare a causa di un ritardo di sei mesi nell’accesso ad alcuni archivi.

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Losanna e l’inquinamento da diossine: presto un modello matematico per valutare le emissioni passate negli impianti di incenerimento (Foto: Envato)

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